Staminali riprogrammate, secondo uno studio causarebbero tumori

Un gruppo di ricercatori italiani ha scoperto che le staminali ottenute con il metodo Yamanaka non sono del tutto sicure. Durante il processo di riprogrammazione (la trasformazione da adulte in staminali), il Dna delle cellule subisce uno stress. Dei piccoli frammenti si cancellano, altri vengono alterati. E la cellula che si ottiene nel vetrino di laboratorio rischia più facilmente delle altre di diventare tumorale. La scoperta (pubblicata su Cell death and differentiation) è frutto di uno studio milanese, cui hanno collaborato alcuni ricercatori svizzeri. Agli esperimenti hanno partecipato Ifom (Istituto Firc di oncologia molecolare), Istituto europeo di oncologia, San Raffaele e Università di Milano. Il sentore che le staminali di Yamanaka (dette Ips: induced pluripotent stem cells) non fossero del tutto sicure gli scienziati lo avevano da un paio d'anni. Per questo nessun medico le ha mai usate in una sperimentazione clinica. L'effetto della scoperta italiana sarà piuttosto quello di reindirizzare gli studi per ottenere staminali prive di rischi attraverso strade alternative. Quando si riprogramma una cellula adulta per farla tornare "bambina", la si fa in un certo senso tornare indietro nel tempo. Quest'opera di "ringiovanimento" avviene inserendo nel Dna un gruppo di geni - in genere quattro - attraverso dei virus (uno dei frammenti di Dna tra l'altro è un oncogene, ben noto per la sua capacità di promuovere i tumori). Un effetto di questa operazione è che le cellule, con i nuovi geni in piena attività, iniziano a dividersi e moltiplicarsi a velocità vorticose. E dopo poco tempo mostrano i segni dello "stress replicativo" che i ricercatori conoscono bene per averlo osservato spesso nelle cellule del cancro. Per Yamanaka - che grazie alla scoperta sembrava indirizzato verso un precoce premio Nobel - non si tratta certo di un fallimento, ma solo di un bagno di umiltà e di un allungamento dei tempi.

Neonata di 6 mesi salvata grazie alle terapie con le staminali

Una bambina di sei mesi è salva grazie a una terapia con cellule staminali. La piccola soffriva di atrofia muscolare spinale, una malattia ereditaria degenerativa che colpisce le cellule nervose da cui partono i nervi diretti ai muscoli. Maria, completamente paralizzata, aveva un'aspettativa di vita molto breve (poco più di un anno). L'intervento è stato fatto all'ospedale Burlo Garofolo di Trieste e i sanitari hanno fatto