Grazie alle cellule staminali e ad una nuova tecnica tutta italiana, sono stati operati con successo vari pazienti, tutte 'vittime' di ustioni da acidi o altri agenti chimici cui e' stato ricostruito il tessuto che riveste la cornea. Questa tecnica pone il nostro Paese ai primi posti al mondo in questo campo. L'impiego clinico delle staminali ha risolto patologie gravissime, finora considerate irreversibili. La scoperta deriva dalle conoscenze nella ricostruzione della pelle con cellule staminali e si applica nei casi in cui l'occhio viene lesionato nell'epitelio corneale, che determina la capacita' visiva filtrando la luce che arriva alla retina. In questi casi il trapianto di cornea non e' sufficiente a sanare il danno. Quando avvengono queste lesioni, l'epitelio congiuntivale che costituisce la parte visibile bianca dell'occhio, copre tutto il bulbo e l'occhio diventa cieco. Ma l'epitelio corneale contiene staminali concentrate nel Limbus, la corona di cellule che circonda la cornea. Prelevando dall'occhio sano minime quantita' di queste cellule, i ricercatori sono arrivati a ricostruire un epitelio corneale per l'occhio lesionato. Il tutto in poco tempo: da una singola cellula bastano appena due-tre settimane per ottenerne un migliaio. L'intervento e' rapido e indolore e, nella maggior parte dei casi, deve essere completato dal trapianto di cornea per sostituire anche lo stroma danneggiato. In questo modo, l'occhio gia' cieco torna alla sua piena funzionalita'.
Via: Molecularlab.it
Le cellule staminali sono cellule primitive non specializzate capaci di trasformarsi in altri tipi di cellule del corpo attraverso il differenziamento cellulare.
Staminali amniotiche per curare la retinite pigmentosa
Con il termine retinite pigmentosa (RP) si indica ancora oggi un gruppo di malattie ereditarie della retina che provocano una perdita progressiva della visione notturna e del campo visivo periferico, e che sono caratterizzate nella maggioranza dei casi dalla migrazione di pigmento nella neuroretina, attenuazione dei vasi sanguigni retinici e pallore del disco ottico. In molti casi vi è una perdita dell'acutezza visiva, che può condurre all'ipovisione e progredire fino alla cecità. Purtroppo, non esiste una vera terapia della malattia perché non si è ancora in grado di arrestare il processo degenerativo retinico. Esistono delle terapie palliative che, partendo dal presupposto di dare una migliore nutrizione alle cellule nervose retiniche, possono essere in grado di rallentare la progressione della malattia stessa. Attualmente esistono diversi filoni di ricerca che potrebbero portare ad un farmaco in grado di curare la retinite pigmentosa. In estrema sintesi questi studi mirano a localizzare il gene responsabile della malattia e a bloccarne l'attività distruttrice.
Una possibile cura per la retinite pigmentosa potrebbe venire dagli sviluppi degli studi sulle cellule staminali presenti nel liquido amniotico. Un accordo di ricerca italo-americano mira proprio ad approfondire le ricerche su questa tematica. Obiettivo primario del progetto è la standardizzazione di un protocollo sperimentale per il differenziamento in epitelio pigmentato retinico e fotorecettori di cellule staminali da liquido amniotico, e la successiva fase di verifica sulle possibilità di inoculare tali differenziamenti in modelli murini di retinite pigmentosa e in modelli di degenerazione maculare. In altre parole, fine ultimo, è quello di differenziare le cellule staminali da liquido amniotico in cellule di origine retinica, quali ad esempio l’epitelio pigmentato retinico o di fotorecettori, e successivamente verificare, attraverso uno studio pilota, la loro applicazione e funzionalità su modelli murini di patologie collegate a degenerazioni retiniche.
Via: Bioblog.it
Una possibile cura per la retinite pigmentosa potrebbe venire dagli sviluppi degli studi sulle cellule staminali presenti nel liquido amniotico. Un accordo di ricerca italo-americano mira proprio ad approfondire le ricerche su questa tematica. Obiettivo primario del progetto è la standardizzazione di un protocollo sperimentale per il differenziamento in epitelio pigmentato retinico e fotorecettori di cellule staminali da liquido amniotico, e la successiva fase di verifica sulle possibilità di inoculare tali differenziamenti in modelli murini di retinite pigmentosa e in modelli di degenerazione maculare. In altre parole, fine ultimo, è quello di differenziare le cellule staminali da liquido amniotico in cellule di origine retinica, quali ad esempio l’epitelio pigmentato retinico o di fotorecettori, e successivamente verificare, attraverso uno studio pilota, la loro applicazione e funzionalità su modelli murini di patologie collegate a degenerazioni retiniche.
Via: Bioblog.it
Staminali embrionali ripristinano danni al cervello
Il Journal of Neuroscience annuncia che rinfoltire un po' le sinapsi con nuovi neuroni sembra un'operazione possibile utilizzando cellule staminali embrionali: queste, infatti, trasformate in neuroni e impiantate nel cervello, hanno formato popolazioni specifiche di cellule nervose, connettendosi correttamente ai neuroni 'autoctoni' e formando fibre nervose in modo del tutto naturale. Il traguardo apre spiragli promettenti nel campo delle terapie
Come risvegliare le cellule staminali del Cervello con una proteina
La "proteina dei ricordi" si chiama Sox2 e da oggi ha dimostrato di essere importante per lo sviluppo del nostro cervello, soprattutto per quella porzione chiamata ippocampo che è coinvolta nel mantenimento della memoria a lungo termine. Ad annunciarlo è un lavoro finanziato da Telethon e pubblicato su Nature Neuroscience da Silvia Nicolis, ricercatrice dell'Università degli studi di Milano Bicocca. In particolare, la
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