Ogni mamma può salvare la vita di un altro bimbo donando il sangue placentare e il cordone ombelicale, senza pregiudicare né la sua salute né quella di suo figlio, offrendo a tanti malati una speranza di guarigione. Il sangue può essere usato solo se privo di agenti infettivi. Per questo, la donna che ha dato il suo consenso alla donazione deve sottoporsi a due prelievi, uno al momento del parto e uno sei mesi dopo. Trascorso tale periodo,
inoltre, deve essere disposta a dare informazioni sulle condizioni del bambino. La donazione del cordone ombelicale è semplice e non comporta alcun rischio o sofferenza, né per il neonato né per la mamma. Il tutto infatti avviene direttamente in sala parto, quando il cordone ombelicale è già stato chiuso e reciso e il bambino già affidato alle cure dell’ostetrica e del pediatra. A questo punto si procede a un prelievo di sangue dal cordone donato, sangue che viene raccolto in una sacca sterile e inviato alla “banca del cordone ombelicale” per le analisi e la conservazione, rimanendo in attesa di essere utilizzato per un eventuale trapianto. Il sangue residuo del cordone ombelicale e della placenta contiene cellule staminali simili a quelle del midollo osseo, particolarmente adatte a essere trapiantate nei bambini. Inoltre è previsto anche un loro utilizzo per le malattie del midollo osseo; infatti le cellule - sottoposte a test di compatibilità, congelate in azoto liquido e pronte per essere trapiantate - vengono reinfuse nel malato. Entro qualche settimana si concentrano spontaneamente nelle cavità ossee e danno origine a un midollo nuovo ed efficiente. La conservazione avverrà all'interno di Banche pubbliche, collegate a un network di Banche internazionali; le cellule quindi entreranno in una rete che potrà essere utilizzata per combattere gravi patologie degenerative; sia per il prelievo che per la conservazione in Banche pubbliche, il cittadino non dovrà sostenere alcun costo. É importante ricordare che, per prelevare e donare le cellule staminali da cordone ombelicale, la struttura dove avviene il parto deve essere accreditata dal Ministero della Salute. Sono ancora poche le cliniche e gli ospedali accreditati in Italia che effettuano tale prelievo; le future mamme, quindi, possono informarsi in proposito prima del parto, perché devono essere loro stesse a chiedere l'accreditamento alle strutture ospedaliere. Cliccando QUI si può visionare e scaricare l'elenco delle Banche del sangue del cordone ombelicale; la lista è stata compilata dal Ministero della Salute. Si può consultare, per altre informazioni, anche il sito dell'Adisco , Associazione donatrici italiane sangue cordone ombelicale, che offre una mappa completa dei Centri in cui avvengono i prelievi. Oltre a scegliere questo tipo di donazione, si può anche raccogliere il sangue placentare dopo il parto per poterlo conservare a vantaggio del proprio bambino, nell’eventualità che il figlio durante la vita possa averne bisogno. É bene precisare che in Italia questo tipo di raccolta è possibile dal 2007. Circa il 50% delle persone affette da leucemie e linfomi, per le quali è necessario il trapianto di midollo osseo, non può disporre di un donatore compatibile in ambito familiare, né lo riesce a trovare tra i nominativi iscritti nei registri internazionali dei donatori volontari. Per tutte queste persone, il sangue del cordone ombelicale può essere un valido sostituto del midollo nel trapianto. Allo stato attuale delle conoscenze scientifiche, ancora non si possono determinare esattamente gli eventuali vantaggi futuri nel conservare le cellule staminali per il proprio bambino. Come tali le staminali prelevate alla madre possono avere il medesimo difetto genetico che ha causato la patologia nel figlio; quindi potrebbero essere inutilizzabili. Può comunque valere la pena conservare le proprie cellule per utilizzarle in futuro, perché la ricerca potrà trovare nei prossimi anni il modo di usarle correttamente. Se si decide per la donazione, è sufficiente recarsi presso uno degli sportelli degli ospedali attivi in questo senso, ritirare e firmare il modulo per il consenso e segnalarlo al momento del ricovero.
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