Per risalire all'origine della vicenda Stamina bisogna tornare indietro al maggio 2010, quando la Procura della repubblica di Torino ha aperto un'inchiesta sulle attività della Stamina Foundation onlus. Nell'ottobre del 2011 agli Spedali Civili di Brescia vengono avviate le cure staminali "ad uso compassionevole", seguendo il protocollo della Stamina Foundation. In quell'occasione sono accolti dodici pazienti, tutti bambini affetti da
gravissime patologie neurodegenerative. Nell'aprile 2012 il pubblico ministero di Torino Raffaele Guariniello dispone un'ispezione dei carabinieri dei Nas agli Spedali Civili di Brescia. Il successivo rapporto venne inviato all'Aifa, l'Agenzia italiana del farmaco, che il 15 maggio successivo ha predispone il blocco della terapia. L'allora ministro della Salute Renato Balduzzi dispone un'indagine amministrativa e un'ispezione da parte degli ispettori dello stesso ministero e dell'Aifa, insieme al Centro nazionale Trapianti. Le ispezioni e le indagini portano tutte alla stessa conclusione: bloccare la somministrazione dei trattamenti non solo perchè la possibile efficacia non è documentata scientificamente, ma le procedure per la preparazione delle staminali non rispetterebbero gli standard di sicurezza. Alle accuse Vannoni risponde che sul suo metodo esiste un brevetto e, per questo, rifiuta di rendere accessibili i dettagli sulle sue procedure. Da allora la battaglia si sposta nei tribunali. Dopo una serie di modifiche al testo originario, con l'approvazione anche al Senato il decreto Balduzzi è ora legge. Ora la Stamina Foundation, adeguandosi agli standard previsti dal decreto, dovrebbe portare avanti la sperimentazione.
Via: AGI
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