I malati di diabete di tipo 1 potrebbero riuscire a rinunciare alle inizioni di insulina grazie al trapianto di cellule staminali. Lo ha detto il dottor Richard Burt della scuola di medicina Feinberg (Northwestern University di Chicago). Le persone affette da diabete-mellito di tipo 1 insulino-dipendente dopo essere state sottoposte al trapianto di cellule staminali prelevate dal proprio midollo osseo riescono a fare a meno delle
Le cellule staminali sono cellule primitive non specializzate capaci di trasformarsi in altri tipi di cellule del corpo attraverso il differenziamento cellulare.
Una nuova tecnica promette di individuare i tumori con 5 anni di anticipo
Quong e Lee Gum hanno rispettivamente 19 e 21 anni e studiano alla Nottingham University «Perché il futuro è qui», giurano. Niente grande Cina, niente India, niente California, ma il Campus elegante che corre sui 35 ettari del parco di Highfield. La Scoperta, come la chiama Lee, è cominciata quando lui aveva sei anni e il professor John Robertson, esperto di tumori al seno decise, in collaborazione con dei colleghi dell’Università del Kansas, che voleva capire il momento in cui nei fumatori comincia a svilupparsi il cancro. Era il 1996 e la corsa finirà la prossima settimana. Ci hanno lavorato in 50, 25 americani e 25 inglesi. Robertson, a Chicago, alla riunione annuale della Società di Oncologia Clinica dirà più o meno così: basterà un test del sangue per scoprire l’insorgenza del cancro con cinque anni di anticipo, cioè nel momento stesso in cui le cellule si mettono in moto per dare vita al tumore e il sistema immunitario reagisce moltiplicando gli anticorpi, un segnale che prima gli scienziati non erano in grado di leggere. Il test che consentirà di prevedere il 90% dei tumori solidi. Rivoluzione vera. Candidandosi virtualmente a vincere il terzo Nobel dell’Università di Nottingham, John Robertson, già negli Stati Uniti, affida il compito di spiegare il suo mondo a due suoi collaboratori, il professor Herb Sewell e la dottoressa Andrea Murray. Donazioni, finanziatori privati, industrie che chiedono la collaborazione per la ricerca e molto denaro pubblico. «Niente arriva a caso. Il 90% della nostra ricerca è frutto di collaborazioni internazionali e il 60% di questi lavori è all’avanguardia nel mondo - dichiara Robertson -. Ci sono test fatti apposta per valutare la nostra efficienza. Se non arrivano i risultati non arrivano i soldi, fortunatamente non è il nostro caso». Trentanovemila studenti sparsi tra l’Inghilterra, la Cina e la Malesia e il 26% di quelli che risiedono a Nottingham, 32 mila cioè, vengono da 150 paesi.
Fonte: La Stampa
Fonte: La Stampa
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