Turismo sanitario: italiani a Kiev per infusioni di staminali embrionali

"Lei crede nelle cellule staminali embrionali?". Così Claudio Bellia, rappresentante per l'Italia della clinica Em Cell di Kiev, all'AdnKronos Salute parlando delle staminali embrionali, cellule pluripotenti al centro di molte ricerche scientifiche, ma già obiettivo dei viaggi della speranza di tanti pazienti di tutto il mondo, italiani inclusi. Che da anni bussano alle porte del centro ucraino in Syretska Street "specializzato dal '94 proprio in
trapianti di staminali embrionali". Non ci sono solo la Georgia e il metodo Stamina, dunque, fra le mete del "turismo sanitario" delle staminali. Insomma, per qualcuno le staminali embrionali oggi non sono solo una promessa della scienza. Ma una speranza, forse l'ultima. "Abbiamo eseguito circa 9 mila trattamenti su pazienti di tutto il mondo, dalla Cina agli Stati Uniti, dagli Emirati Arabi all'Europa. E ormai sono circa un centinaio ogni anno i pazienti italiani a Kiev", dice Bellia. "La nostra clinica propone metodi brevettati e moderni - spiega - di trattamento di varie malattie e stati, grazie proprio all'uso delle staminali embrionali". "Cellule bambine" in grado di differenziarsi andando a formare le varie cellule che compongono tessuti e organi del corpo umano. Nella clinica privata di Syretska Street usano questo approccio "per trattare persone con diabete mellito, sclerosi multipla, morbo di Parkinson, autismo, Duchenne, cancro, malattie del sangue e altre patologie, incluse malattie genetiche rare ed ereditarie. Con la speranza di un miglioramento". L'elenco delle malattie "bersaglio" dei trapianti, riportato sul sito della clinica, è lungo. C'è anche la disfunzione erettile. E l'obiettivo dei trapianti embrionali non sono solo le malattie. "Fra i nostri pazienti ci sono anche persone perfettamente sane, che desiderano ringiovanire il proprio organismo. Non perché abbiano una patologia, ma magari vogliono vedersi più giovani, contrastare alcuni segni dell'età o un invecchiamento precoce".


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