Staminali amniotiche per curare la retinite pigmentosa


Con il termine retinite pigmentosa (RP) si indica ancora oggi un gruppo di malattie ereditarie della retina che provocano una perdita progressiva della visione notturna e del campo visivo periferico, e che sono caratterizzate nella maggioranza dei casi dalla migrazione di pigmento nella neuroretina, attenuazione dei vasi sanguigni retinici e pallore del disco ottico. In molti casi vi è una perdita dell'acutezza visiva, che può condurre all'ipovisione e progredire fino alla cecità. Purtroppo, non esiste una vera terapia della malattia perché non si è ancora in grado di arrestare il processo degenerativo retinico. Esistono delle terapie palliative che, partendo dal presupposto di dare una migliore nutrizione alle cellule nervose retiniche, possono essere in grado di rallentare la progressione della malattia stessa. Attualmente esistono diversi filoni di ricerca che potrebbero portare ad un farmaco in grado di curare la retinite pigmentosa. In estrema sintesi questi studi mirano a localizzare il gene responsabile della malattia e a bloccarne l'attività distruttrice.
Una possibile cura per la retinite pigmentosa potrebbe venire dagli sviluppi degli studi sulle cellule staminali presenti nel liquido amniotico. Un accordo di ricerca italo-americano mira proprio ad approfondire le ricerche su questa tematica. Obiettivo primario del progetto è la standardizzazione di un protocollo sperimentale per il differenziamento in epitelio pigmentato retinico e fotorecettori di cellule staminali da liquido amniotico, e la successiva fase di verifica sulle possibilità di inoculare tali differenziamenti in modelli murini di retinite pigmentosa e in modelli di degenerazione maculare. In altre parole, fine ultimo, è quello di differenziare le cellule staminali da liquido amniotico in cellule di origine retinica, quali ad esempio l’epitelio pigmentato retinico o di fotorecettori, e successivamente verificare, attraverso uno studio pilota, la loro applicazione e funzionalità su modelli murini di patologie collegate a degenerazioni retiniche.
Via: Bioblog.it

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